Tag Archivio per: editoria

Buongiorno amici autori e colleghi editori! Finalmente, l’agenzia riparte anche con le pubblicazioni degli autori più meritevoli, che abbiamo scelto tra le centinaia di proposte pervenute in agenzia.

Tra questi, ho deciso di rappresentare un promettente autore, Stefano Ponti, che ci ha fatto leggere ben due anni fa – prima della pandemia – un romanzo molto particolare, Il leone e la bambina, scritto in dialetto romanesco e basato su una storia vera raccontata tra i vicoli del Portico d’Ottavia, zona centrale di Roma, suggestiva e pittoresca, purtroppo scenario di eventi storici tristi durante il secondo conflitto mondiale.
Attraverso gli occhi di una bambina, ripercorriamo le tappe della deportazione degli ebrei romani, di cosa volesse dire fare la fame anche in città, di com’era Roma in quel periodo storico. Gli occhi sono quelli di una bambina, divenuta però adulta troppo presto.
Questa storia è piaciuta all’editore ENSEMBLE, che saluto e ringrazio per la pubblicazione, che avverrà entro fine anno, in tempo per la fiera Più libri più liberi di Roma, alla quale parteciperà anche l’autore Stefano Ponti.

SINOSSI

“Solo a Roma, ci si può preparare a comprendere Roma”, aveva detto Goethe, durante uno dei suoi soggiorni nella Città eterna. E solo a Roma, “dove tutto è pubblico e niente è privato”, ci si può imbattere nella Storia, attraverso le storie della sua gente.
E, tra il 1939 e il 1943, di storie non possono che essercene tante, soprattutto in quel maledetto sabato 16 ottobre, in cui i nazisti occuparono l’antico Ghetto, città all’interno della città, tracciando una ferita che solo il Tempo potrà, forse, rimarginare.
Tina Inguscio è una bella ragazza che si innamora del carismatico Alessandro Moschetti, caporale maggiore dell’Esercito. Quando lei scopre di essere incinta, è consapevole che la sua favola volgerà presto al termine, perché soffre di un cancro incurabile. Laura Borsaroli è una bambina ebrea che, con il terrore negli occhi e la paura di non rivedere più i suoi genitori, trova riparo a casa di Diego Magnaccioni, un ragazzo benestante ma con alcune problematiche fisiche, che ha un’unica, grande passione: il buon cibo romano.
Le loro storie, raccontate anni dopo tra caffè e dialoghi in romanesco, ci mettono in mano un libro prezioso, capace di emozionare il lettore e, pagina dopo pagina, catturarlo con la sua forza espressiva e la capacità di raccontare l’amore e l’amicizia nelle forme più pure.

L’AUTORE

Stefano Ponti ha pubblicato due raccolte di poesie: Poesie d’un tempo adesso (2009) e Poesie nel tempo adesso (2010) e i romanzi: Le ali del cuore (2011) e Ti regalo il male (2014), riscuotendo un buon successo di pubblico.

Buona lettura, e alla prossima!

Agente Letterario e la collana Psiché. Benessere della mente, targata Astro edizioni, promuovono i corsi di BOOK THERAPY. Leggiamo insieme i più grandi classici di tutti i tempi e riflettiamo sui loro messaggi, che toccano vari aspetti dell’animo umano. Il tutto, insieme alla professionalità della psicoterapeuta Michela Cavaliere. Ecco, nelle parole della dottoressa Cavaliere, come si articolerà il corso e perché è utile frequentare.

Esistono tanti tipi di terapia psicologica, alcuni di essi molto specifici per la cura di stati d’ansia, difficoltà relazionali e depressione. La biblioterapia, o book therapy, si serve della lettura per affrontare temi e problemi di bassa e media entità. 

Ma è davvero utile? 

Possiamo curarci sul serio leggendo libri? 

Partiamo dal presupposto che leggere fa bene, alla mente cognitiva e all’umore. Ritagliarsi un momento per se stessi, anche solo un quarto d’ora, permette di allontanarsi dai propri problemi e dai pensieri negativi e calarci nelle vicende del protagonista. Che siano storie drammatiche, romantiche, avventurose o d’investigazione, quasi come nei sogni, la nostra mente trova una fuga dalla realtà e, finalmente, respira! 

Non esistono controindicazioni: leggere un libro richiede un impegno che viene ripagato con un coinvolgimento emotivo che scarica le nostre tensioni e ci permette di sciogliere nodi quotidiani. 

Come reagisce il protagonista a quel problema?

Vincerà le sue paure? 

Seguirlo nelle sue vicende, tifare per lui e vederlo superare una difficoltà dietro l’altra crea in noi la sensazione che possiamo fare altrettanto, che non siamo soli nei nostri drammi e che possono esserci strategie che non avremmo mai pensato di mettere in atto.

Ebbene sì, tutto questo avviene senza che ce ne rendiamo conto! Ma alcune volte siamo talmente stanchi, desolati e nervosi che leggere un libro può sembrarci inutile. 

Con la book therapy, però, non siamo soli: possiamo affrontare paure e desideri, il dolore di una separazione, il lutto per la perdita di una persona cara, l’indecisione di fronte a una scelta, accompagnati da un terapeuta e da un gruppo di persone che possono darci un utile spunto di riflessione e aiutarci a compiere un vero cambiamento.

Che sia in gruppo o durante incontri individuali, la guida esperta di uno psicoterapeuta permetterà di riscoprire archetipi ed emozioni sopite, aiutando nella risoluzione dei disturbi che peggiorano la propria vita fino all’emergere di nuovi punti di vista. 

Buona lettura a tutti!

I moduli del corso di Book Therapy

  1. Modulo 1 Dracula (NOVEMBRE): si andrà lavorare sulle relazioni tossiche, ovvero sulla propria fragilità e l’esposizione a persone che vampirizzano le nostre emozioni. 
  1. Modulo 2 Cime Tempestose (GENNAIO): l’eterna ambivalenza delle relazioni tra amore e odio.
  1. Modulo 3 Frankenstein (FEBBRAIO): la psiche del mostro che è in noi, tra solitudine e lutto. Si parlerà inoltre delle figure genitoriali manipolatorie e onnipotenti, di come influenzino la propria autostima e della paura dell’abbandono.
  1. Modulo 4 Il ritratto di Dorian Gray (MARZO): i temi che verranno trattati nascono dal nodo del narcisismo patologico e la paura dell’invecchiamento, ovvero la non-accettazione di sé. È possibile stare insieme a una persona narcisista? Come ci si difende?

Costi classe: €120/1 modulo o €400/4 moduli (min 5 max 10 partecipanti)

Costo individuale: €150/1 modulo o €500/4 moduli

NB: I costi sono PRESTAZIONE SANITARIA, quindi sono detraibili.

 

Michela Cavaliere

Psicologa e psicoterapeuta, ha studiato presso l’Università degli Studi di Genova e si è specializzata in psicoterapia con adulti, coppie e minori. Ha effettuato un master in psicoterapia psicoanalitica presso la Tavistock Clinic di Londra e si è specializzata nei disturbi legati all’umore, all’ansia e alla sessualità. Infine, negli ultimi anni, ha unito alla pratica terapeutica anche gli strumenti dell’induzione ipnotica e di book therapy.

Scrittrice e curatrice della collana “Psiché. Benessere della mente”, ha da sempre una passione per i libri che non sono solo strumento di piacere e rilassamento, ma permettono anche l’occasione di crescere e di curare le proprie ferite. 

Inizia la mia mattina al solito bar, per un caffè.
‘Hey, Astro!’ (Il barista pensa che il mio cognome sia Astro, ma è il marchio della mia casa editrice. Lo sa, però ormai per lui io sono ‘Astro’). Oggi è venerdì 17, ti faccio il caffè più forte’.

Ringrazio e mi faccio la mia (prima) dose di caffeina. Oggi è una lunga giornata: incontro con le PMI in centro, vestito elegante e tacchi alti (che non porto da almeno 4 anni, da quando è nato mio figlio). Per fortuna che ho perso 20kg, se no i pantaloni eleganti non mi stavano. Comunque, è venerdì 17? Che importa, tanto io non sono superstiziosa.

Prendo la macchina, la mitica ‘Astromobile’, sulla quale campeggia il motto di Astro edizioni: ‘Astro chi legge’.
Chi è romano o conosce Roma, leggerà questa frase con la cadenza A’ STRO’ chi legge, con sottile ironia e un gesto della mano che ti invita ad andare in un luogo più o meno bucolico. By the way, l’idea del motto di Astro è di mio marito, quindi prendetevela con lui (scherzo, io lo trovo geniale!).
Girando per Roma, anche in qualche quartiere poco raccomandabile (non faccio nomi), ho spesso paura che qualcuno si senta offeso da A’ STRO’ e mi insegua con fare minaccioso. Per fortuna, non è mai successo. Finora.

Comunque, tornando a questo venerdì 17, mi appropinquo verso il centro città.
20 chilometri.
Le scuole sono appena iniziate.
Oggi, piove. La prima pioggia dopo 3 mesi. Sebbene siamo in campagna elettorale, certe cose non cambiano mai, a Roma: le strade si bloccano anche con qualche goccia di pioggia. Ma oggi è sempre venerdì 17.
Quindi, c’è pure sciopero. Di quale sigla non si sa, chi aderisce nemmeno. Fatto sta che di sicuro la metto sarà bloccata (non è una novità). E, infatti, la metro è a mezzo servizio (non che a intero servizio sia meglio, però…).

Insomma, dalla ridente Ostia, località che nell’antichità era rinomata per i suoi scambi commerciali (e i cocci rotti degli scambi andati male ammucchiati a formare il Monte Testaccio – sì, è un mondezzaio antico, non è un monte naturale!), da Ostia – dicevo – per fare 20 chilometri impiego un’ora e mezza. Per fare 20 chilometri. Ci metto meno ad arrivare a Napoli.

Ma io non sono superstiziosa. Vedrai che il parcheggio lo trovo, basta concentrarsi e… dopo un’altra mezz’ora di giro in altro traffico e intorno agli edifici di epoca Balilla (sì, a Roma abbiamo ancora edifici con le scritte originali fasciste), la Astromobile accende la spia della riserva.

Getto la spugna, ed entro in un parcheggio privato.
‘Signora, è pieno’.
È venerdì 17, adesso comincio a credere alla sfiga anche io.
‘Ma se dice al mio collega che stamattina ha prenotato…’.
‘Ho prenotato!’.

Mollo l’Astromobile e corro (sui tacchi alti che non porto da 4 anni) al convegno con le piccole e medie imprese.
Per fortuna, l’evento è estremamente interessante, ho scambiato parole, idee e contatti, ho materiale per i miei articoli.

Trovo una trattoria casalinga dove mi concedo misticanza ripassata e pasta casareccia con le alici. Apoteosi: uno dei dolcetti preferiti da mio nonno: le pesche al vino. E poi ditemi che il cibo non è amore e bei ricordi d’infanzia e del sapore e dell’odore dei nonni!

Mi alzo col sorriso sulle labbra, riprendo la macchina, pagando la fattura che ho costretto il gestore del parcheggio a emettere. Mi ributto nel traffico, un signore attraversa (ovviamente non sulle strisce, altro vezzo di questa città).

Sto per inveire contro di lui, che si gira e legge ad alta voce ‘Astro chi legge!’, sorride, fa una foto e mi saluta.
Sorrido di nuovo anche io, il traffico è smaltito, ritorno a Ostia nei soliti 40 minuti di rito. Ah, ha smesso di piovere e vedo filtrare tra le nuvole un raggio di sole e lo spicchio azzurro del tipico cielo sopra Roma. Dopotutto, questo venerdì 17 non è andato poi così male!

Alla prossima.

Bentornati, amici autori e colleghi editori. Questa stagione autunno-inverno segna un bel passaggio. Dallo stallo di eventi e fiere, finalmente possiamo tornare a vederci dal vivo. A ottobre, infatti, ripartono le maggiori fiere di settore (del libro, di fumetti e giochi), quindi avremo modo di ritrovarci, o conoscerci per la prima volta di persona.

Per inaugurare una nuova stagione editoriale, io e il mio staff abbiamo deciso di raccogliere tutte le vostre domande, tutti i vostri dubbi sorti negli ultimi dieci anni del nostro lavoro, e possiamo quindi partire con il nostro “Corso di scrittura creativa. Dalla pagina bianca, al libro pubblicato in libreria”. Sarà un modo per rispondere a tutti voi in modo chiaro, pratico e preciso. Ho coinvolto diversi professionisti, in vari ambiti dell’editoria, e lo scopo che ci siamo prefissati è sia quello di dare nozioni teoriche e pratiche di scrittura creativa, promozione, diffusione e pubblicità libraria, sia raccontare esperienze di vita lavorativa vissuta in questo settore.

Un autore alle prime bozze è, spesso, confuso. Naviga sul web e non sa come muoversi, gira, si confronta, ma trova tutto e il contrario di tutto. Noi parleremo con chiarezza di tecniche base e avanzate di scrittura, ci soffermeremo sulla psicologia dei personaggi, grazie al sostegno della psicoterapeuta e autrice Michela Cavaliere; giocheremo “a carte” insieme, per costruire le nostre trame; leggeremo e studieremo libri di scrittura e bestseller internazionali; parleremo di editing e traduzione con la professionista Francesca Noto; passeremo per l’analisi del contratto editoriale, grazie all’avvocato esperto di Diritto d’Autore, Marina Lenti; studieremo le migliori strategie per pubblicare; parleremo di marketing del libro; approfondiremo l’ufficio stampa e i social network, grazie ai consigli della social media manager Alessia Tuzio.

Un libro, infatti, parte dal vostro sogno, pian piano acquisirete le tecniche per metterlo nero su bianco, con gli strumenti di scrittura più diffusi e le tecniche più attuali. Infine, capirete come muovervi nella giungla editoriale, come presentarvi a un editore, a un agente letterario; come iniziare a creare un proprio pubblico, a farvi conoscere e a promuovervi. Perché, oggi, non basta saper scrivere bene, ma metterci anche la faccia ed esporsi come personaggio autore è fondamentale.

Di dritte e idee ve ne forniremo tantissime, e insieme potremo realizzare il vostro sogno di avere il libro pubblicato in libreria e, perché no, promosso nel giusto modo.

Ad aprire le danze, i nostri primi studenti iscritti già dal 20 settembre, ma il corso sarà attivo e aperto tutto l’anno. Per ulteriori dettagli, contattatemi pure attraverso la form sul mio sito web: www.agenteletterario.it.

Vi aspettiamo!

Colui che racconta storie, lo storyteller, è da sempre personaggio di grande fascino. In talune culture, viene dotato anche di particolari poteri, come quella di plasmare la realtà a piacimento.

E se oggi comunicare e proporre un brand fosse sinonimo di saper raccontare bene una storia? 

Magari, sfruttando anche le più moderne tecnologie di realtà virtuale, o realtà aumentata?

Lo storytelling, allora, diventa un modo di raccontare non tanto il marchio, quanto i valori di un’azienda, finanche trasmettere delle emozioni. Il consumatore è sollecitato da una miriade di stimoli, a qualunque ora del giorno e della notte; è sempre più attore della comunicazione, veloce, persuasiva. Perché sia persuasiva, bisogna dunque che faccia leva sulla vita di ogni giorno, sia breve e sappia emozionare, quindi toccare corde profonde.

La redazione di Agente letterario si occupa da qualche tempo di valorizzare brand attraverso lo storytelling, utilizzando tecniche di scrittura e narrazione e mezzi sempre più moderni: dai video brevi ed emozionanti, ai libri per bambini pop up e con carta di altissima qualità e cartotecnica, fino a file audio e audiolibri, passando per videogiochi e librogame interattivi.

Tra i nostri partner d’eccezione, troviamo Idra Interactive Studios e VIGAMUS Academy. Loro è la produzione di Code#DNA, un videogioco applied game o serius game, sviluppato per il Centro di Antropologia molecolare per lo studio del DNA antico, presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma “Tor Vergata”. Gli studenti, ma anche semplici curiosi della materia, in pratica, studiano E giocano, anteponendo così il fine informativo, didattico e promozionale dei corsi a quello puramente di intrattenimento.

Questo è solo un esempio di come lo storytelling, unito alle più moderne tecnologie e all’interattività, possono coinvolgere un pubblico più vasto che in passato, riportando anche le nuove generazioni all’amore per le storie. Immaginate, allora, come possa essere utile anche alle aziende, per creare brand awareness, attraverso l’interattività e la diffusione di QRCode, semplici immagini grafiche contenenti programmi o videogiochi interattivi “seri e applicati”, relativi ai propri prodotti o ambiti di business. Perché l’innovazione e la pubblicità passano anche dal connubio narrazione e interazione, verso il futuro della comunicazione: saper raccontare ed emozionare con il proprio brand.

Il caldo, il mare, le ferie… finalmente, direte voi, sono arrivate! Eppure, nei nostri strati cerebrali più ancestrali, restano intrappolati dei ricordi o suoni o sensazioni non proprio piacevoli di questo periodo estivo: uno su tutti, i terribili compiti per le vacanze! Non so voi, ma io li odiavo. Forse, perché mi riducevo sempre all’ultimo momento per farli, forse perché la Matematica non mi è mai andata giù, fatto sta che ad agosto il fatidico libro che dovevo completare era una tortura colossale.

Adesso, con il lavoro che stressa, le incombenze di vita quotidiana e il fatto di avere un bimbo piccolo, invece, pagherei oro per avere di nuovo quel libro dei compiti per le vacanze tra le mani. Sarebbe rilassante, divertente e, forse, riuscirei a fare pure gli esercizi di Matematica! Beh, su questo non garantisco nemmeno a 40 anni suonati…

Tutto ciò vi suscita forse ricordi di tenerezza, per quel periodo della vostra infanzia? Ebbene, sappiate che l’editoria ha cavalcato questa scia “vintage” già da tempo, a partire dai libri da colorare per adulti, bellissimi e illustrati, oppure quelli con insulti e parolacce che servono a sfogarci, a farci ridere e sorridere.

Il bisogno di evadere e di rilassarsi, almeno in vacanza, quest’anno è segnato proprio da loro, dai libri o quaderni di compiti per le vacanze per adulti. Uno dei primi e più riusciti è dell’editore Blackie, con copertine che ammiccano al passato, tradotti da titoli spagnoli. Ce ne sono poi anche di altri editori, sempre con copertine che richiamano l’estate e i bei tempi andati.

Sono gli autentici bestseller di questo periodo che – non dimentichiamolo – potrebbe segnare l’uscita definitiva dall’angoscia della pandemia di Covid 19. Almeno durante i mesi estivi, dunque, non pensiamoci più e rilassiamoci con questi bellissimi libri, con cruciverba, disegni, colori e battute che ci accompagnano da tutta la vita.

Allora, buoni compiti per le vacanze a tutti, grandi e piccini! E, come sempre, buona lettura.

Ho conosciuto Valeria Ancione, giornalista sportiva e autrice Mondadori, grazie alla mia agenzia letteraria. Aveva un bel romanzo per le mani e voleva cambiare genere. Poi, ha riversato la sua passione per la scrittura e il calcio nel volume “Volevo essere Maradona” (Mondadori 2019), la storia di Patrizia Panico, campionessa del calcio nostrano al femminile.

Parleremo con Valeria LIVE, su questa pagina Agente letterario, il prossimo 30 giugno alle ore 14:00, vi aspettiamo con le vostre domande e curiosità. Nel frattempo, ecco una sua presentazione e una bella intervista che ci ha rilasciato.

Sono una migrante. Nata a Palermo, ma cresciuta a Messina, la mia città è questa. Ho giocato a basket, non ero una potenza, ma ero il capitano. La squadra era tutto. Ho studiato al Liceo classico e agli esami di maturità ho preso 3 allo scritto di Italiano. Poi, Scienze politiche indirizzo internazionale, non sapendo cosa volessi fare. Mille cose in realtà, per non “confessare” che volevo fare la scrittrice. La scrittrice? Che mestiere è? Allora ho pensato al giornalismo, il surrogato. Dopo la laurea, sono venuta a Roma per un master in giornalismo alla Luiss. Quando si assegnavano gli stage, tutti snobbavano il Corriere dello Sport, era inteso come un giornalismo di serie B. Chiesi di andare lì e ci sono rimasta. Era il 1991. Intanto, ho fatto tre figli. Due maschi e una femmina. Ora hanno quasi 23 (quasi), 21 e 18 anni. Sono tre meravigliosi ragazzi.

Nel 2010, è morto mio padre e, dentro di me, qualcosa si è rotto o interrotto. Ho ricominciato da quello che non avevo avuto il coraggio di dirgli che volevo fare: scrivere. Così, ho finito il mio primo romanzo La dittatura dell’inverno. Nel 2019 ho pubblicato Volevo essere Maradona. L’anno prossimo uscirà il mio secondo romanzo di narrativa. Ricomincio da una casa editrice indipendente sarda, Arkadia. Al Corriere mi sono occupata di calcio femminile, ho fatto con le calciatrici una battaglia per il rispetto e contro la discriminazione, che mi ha molto gratificata.

Ho una casa al mare, a Messina ovviamente, dove vado d’estate e ogni volta che posso. La amo molto, sia la casa sia Messina, di un amore nostalgico e struggente, ai limiti della noia per chi mi sente parlare di Sicilia. Il ritorno alla terra è il mio obiettivo. Amo moltissimo Roma e anche ormai la odio, come odiavo Messina, e da cui fuggirei domani. Ma resta la città più bella del mondo. Perdermi per le strade camminando a piedi mi piace da morire. Roma mi commuove, il primo romanzo è ambientato qui, questa è la mia seconda città, la mia seconda vita, ma non credo che sarà la terza, se mi è concessa.

Ascolto la radio e gli audiolibri. Il mio film preferito è Via col vento, il libro non saprei, ce ne sono tanti. Leggo abbastanza, ma non troppo perché sono lenta. Adoro Marcela Serrano, scrittrice delle donne, e io nel mio piccolo questo faccio, racconto le donne. Le mie muse. Vorrei essere amica di Pennac e aver conosciuto Roth. Per citarne alcuni. Al cinema, non manco di vedere i film di Sorrentino, che adoro. Anche i suoi libri mi piacciono. E non mi perdo gli spettacoli di Bergonzoni a teatro. Il mio attore preferito è Toni Servillo. Cucino troppo e mi sono stufata, ma poi cucino lo stesso. Ah, ho 55 anni, sto sempre a dieta e toglietemi tutto, ma non il mare.

Buongiorno Valeria, benvenuta. Parlaci un po’ di te, so che lavori in editoria da una vita…

Avevo 25 anni quando sono entrata al Corriere dello Sport. L’anno prima avevo fatto un’esperienza al Messaggero Veneto di Udine. Non era il giornalismo sportivo il mio obiettivo, è stato un caso. Volevo scrivere e non aveva importanza dove. È stato difficile, perché è un giornale tecnico che richiede tante competenze, la scrittura non è la prima. Mi sono reinventata e, se sono ancora qui, evidentemente ci sono riuscita.

Com’è stato il passaggio dallo sport e giornalismo, alla narrativa e al mondo dei libri?

È stato un passaggio naturale. In fin dei conti nella vita, oltre a voler giocare a basket nonostante il fisico inadatto, volevo scrivere. Ho iniziato mille cose e non ne ho finita nessuna. Poi succede qualcosa più grande di te, che ti mette davanti al bivio e ti fa fare i conti con te stessa. Gli interrogativi sono iniziati con la morte di mio padre. La morte di una persona così fondamentale ti mette a nudo, senza difese, e si deve trovare il modo per ricominciare una vita senza, quindi nuova.

Avevo portato a compimento progetti importanti come la famiglia e il lavoro, ma c’era un sospeso che andava risolto. Così, mi sono messa a scrivere un romanzo, con l’intento unico di finirlo. E ce l’ho fatta. Era il segno che, al punto, ero andata a capo.

Dalla narrativa per adulti (La dittatura dell’inverno, Mondadori), sei passata a un racconto per bambini, sempre ispirato al mondo del calcio femminile: Volevo essere Maradona (storia di Patrizia Panico), Mondadori. Come ti ha accolto il nuovo pubblico?

La dittatura dell’inverno ha segnato la svolta. Ora sì ero tutto quello che volevo essere, senza sospensioni. Poi è venuto Volevo essere Maradona, una biografia romanzata di una grandissima calciatrice. Il calcio femminile è il mio mestiere al Corriere dello Sport, ho battagliato per la visibilità e la credibilità. E il romanzo su Patrizia mi ha fatto mettere nero su bianco sia la mia esperienza lavorativa, sia una storia che merita di essere ricordata. È stata un’esperienza bellissima, perché ho incontrato ragazzi nelle scuole con cui abbiamo parlato non di calcio, ma di determinazione a credere nei sogni anche impossibili. Il messaggio del libro è questo. E oggi più che mai i ragazzi devono riprendere a sognare, credere nei loro talenti, sfidare anche la disapprovazione, combattere i pregiudizi e le discriminazioni. Questo è Volevo essere Maradona. In autunno diventerà Oscar e spero che si rilanci e torni nelle scuole, viaggio interrotto per colpa della pandemia. Perché è un libro che ha tanto da dire, ma soprattutto farsi dire. Quando incontro i ragazzi, capisco che sono tutti protagonisti del mio romanzo.

Hai qualche aneddoto da raccontare, sia come giornalista, sia come scrittrice?

Da giornalista, uno brutto: ai Mondiali femminili mi è stata tolta la cronaca di Italia-Brasile, e data a un uomo, perché visti i trascorsi di questa sfida al maschile, era roba da maschi. Stiamo ancora così, l’ambiente del calcio è fortemente maschilista. Da scrittrice, la cosa più bella da raccontare è quando Giulia Ichino, allora editor di Mondadori, mi ha telefonato per dirmi cose meravigliose su La dittatura dell’inverno. Tanto belle che ho pensato: “Va bene così, mi basta questo”. Mi sentivo dentro a un film. E poi, quando Giulia è venuta a casa mia e il contratto con Mondadori lo abbiamo firmato sul tavolo della mia cucina.

Per un autore che volesse iniziare la gavetta adesso, cosa consigli?

Trent’anni fa mi scoraggiavano a insistere sul mestiere di giornalista. Oggi lo farei anche io, poi mi ricordo di me e non mi permetterei mai di dire a un giovane di mollare. Il giornalismo è finito? Riparliamone quando sarà del tutto vero. Credo invece che ora più che mai i giornali abbiano bisogno dei giovani, dovrebbero svecchiare, anche se la situazione è tragica. Sono i giovani il nostro futuro e dovremmo metterglielo in mano e non deviare i loro sogni.

A un aspirante scrittore direi quasi la stessa cosa. Quando ho finito il primo romanzo mi sono sentita dire: “Ormai scrivono cani e porci”, brutto, eh… Io dico che anche qui c’è spazio per tutti, anche se le librerie traboccano di libri. Purtroppo, troppo spazio è occupato da chi ha un nome e non è facile farselo, nemmeno se la più grande casa editrice viene fino a casa tua a farti firmare. Non è facile emergere, ma bisogna fare le cose per gradi, dare credito alle piccole case editrici indipendenti, conquistare i librai, non sentirsi sconfitti se non si esce con le grandi o se non si vendono mille mila copie. Combattere la diffidenza. E certo avere anche un po’ di fortuna. Scrivere, per quanto mi riguarda, è un’esigenza e non si può farsi condizionare, o mollare, dai rifiuti. E non bisogna sentirsi inadeguati. Si può piacere e non piacere, non è il grande successo che ci determina, ma l’amore che mettiamo nelle cose. Siamo noi i primi a doverci riconoscere. I sogni, dico ai miei figli, non dicono bugie, hanno le gambe lunghe e portano lontano.

Grazie, Valeria. Ricordiamo che sarà LIVE con noi, sulla pagina Agente letterario, il prossimo 30 giugno alle ore 14:00. A presto!

Esistono tanti tipi di terapia psicologica, alcuni di essi molto specifici per la cura di stati d’ansia, difficoltà relazionali e depressione. La biblioterapia, o book therapy, si serve della lettura per affrontare temi e problemi di bassa e media entità. 

Ma è davvero utile? Possiamo curarci sul serio leggendo libri? 

Partiamo dal presupposto che leggere fa bene, alla mente cognitiva e all’umore. Ritagliarsi un momento per se stessi, anche solo un quarto d’ora, permette di allontanarsi dai propri problemi e dai pensieri negativi e calarci nelle vicende del protagonista. Che siano storie drammatiche, romantiche, avventurose o d’investigazione, quasi come nei sogni, la nostra mente trova una fuga dalla realtà e, finalmente, respira! 

Non esistono controindicazioni: leggere un libro richiede un impegno che viene ripagato con un coinvolgimento emotivo che scarica le nostre tensioni e ci permette di sciogliere nodi quotidiani. 

Come reagisce il protagonista a quel problema? Vincerà le sue paure?  https://edlekarnapilulky.cz

Seguirlo nelle sue vicende, tifare per lui e vederlo superare una difficoltà dietro l’altra crea in noi la sensazione che possiamo fare altrettanto, che non siamo soli nei nostri drammi e che possono esserci strategie che non avremmo mai pensato di mettere in atto.

Ebbene sì, tutto questo avviene senza che ce ne rendiamo conto! Ma alcune volte siamo talmente stanchi, desolati e nervosi che leggere un libro può sembrarci inutile. 

Con la book therapy, però, non siamo soli: possiamo affrontare paure e desideri, il dolore di una separazione, il lutto per la perdita di una persona cara, l’indecisione di fronte a una scelta, accompagnati da un terapeuta e da un gruppo di persone che possono darci un utile spunto di riflessione e aiutarci a compiere un vero cambiamento.

Si tratta quindi di creare un gruppo di lettura, sotto la guida esperta di uno psicoterapeuta, che possa guidarci attraverso le pagine di un grande classico, per riscoprire archetipi ed emozioni sopite, aiutando nella risoluzione dei problemi più comuni, quotidiani. E il confronto con il gruppo consentirà un’apertura ad altri punti di vista, fino alla propria risoluzione personale. Provate per credere!

 

Michela Cavaliere
Psicologa e psicoterapeuta, scrittrice, curatrice della collana “Psiché. Benessere della mente”.

Nota dell’autore dell’articolo: “ATTENZIONE, il mio non è certo un invito a fare razzia delle traduzioni altrui. Io mi riferivo a frasi semplici che non riescono a essere ricondotte a uno specifico traduttore, ma, per intenderci, il giorno che il “Signor degli Anelli” fosse in pubblico dominio, qualunque appassionato si accorgerebbe se certe frasi sono prese dalla traduzione dell’Alliata o da quella di Fatica. Quindi è sempre bene non generalizzare.”

Molti autori con i quali collaboro per la mia agenzia letteraria amano, nei loro manoscritti, citare canzoni, brani, poesie molto noti per “abbellire” o dare pathos al testo che stanno scrivendo. Peccato che, come ci spiega l’avvocato Marina Lenti, esperta di editoria e diritto d’autore, «Il fair use non è previsto per scopi “decorativi”».

La nostra Legge sul Diritto d’Autore, infatti, al primo comma dell’art. 70 stabilisce che: Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera.

Sempre dalle parole dell’avvocato Lenti: «Se, quindi, manca la critica/discussione (cosa che solitamente sta in un saggio, ma non in un romanzo), per citare il pezzo famoso, l’autore ha bisogno dell’autorizzazione degli aventi diritto, quindi l’autore stesso, oppure gli eredi».

Il che è un peccato, perché senz’altro l’effetto coreografico della citazione illustre o nota si perde del tutto. «L’unica cosa che può fare l’autore – spiega ancora Marina Lenti – è dire che l’episodio/il momento X descritto nel suo libro gli ha fatto tornare in mente i versi di questa o quella canzone famosa, oppure può usare citazioni di opere di pubblico dominio.

In sostanza, gli inserimenti o citazioni di opere altrui, coperti da diritti d’autore, vanno tolti dai manoscritti, oppure bisogna scartabellare tra le opere ormai di dominio pubblico e, se si è abili, tentare una propria traduzione di questa o quella frase, onde evitare spiacevoli sorprese future.

Buona lettura e, come sempre, buona scrittura!

Buongiorno amici autori e lettori, e colleghi editori. Oggi, sono lieta di ospitare un autore molto interessante, nel panorama editoriale italiano, che pubblica da anni con grandi case editrici e si occupa anche di servizi editoriali. Ci tengo molto a parlare con Andrea Franco, anche perché ha appena aperto un’associazione benefica, “Sorriso in viaggio”, che sostiene le famiglie costrette a convivere con gravi patologie. Forza, allora, iniziamo a leggere le sue parole e, se volete, vi suggeriamo il modo per contribuire alla causa benefica.

Andrea Franco sarà ospite live della pagina Agente letterario giovedì 10 giugno alle ore 10, nella rubrica “A tu per tu con l’autore”. Vi aspettiamo numerosi!

Grazie di essere qui, Andrea. Vuoi parlarci un po’ di te? Ti occupi di cultura in vari modi, giusto?

Ciao, grazie a te per l’invito. Classe 1977, appassionato da sempre di libri, musica (pianoforte e opera lirica), Ferrari e F1, linguistica, storia della lingua italiana… insomma, questo sono io. Sì, mi muovo da sempre sia nel mondo della musica, mio lavoro principale per oltre 10 anni e che ho svolto regolarmente dai 16 anni ai 30 circa, sia nel mondo della scrittura, prima da avido lettore, poi da giovane scribacchino acerbo e dal 2009 (mia prima pubblicazione con Mondadori) con un po’ più di mestiere. Ho pubblicato numerosi romanzi (Il Giallo Mondadori, Oscar Gialli, Segretissimo) e decine di racconti, articoli, saggi e manuali. A tutto questo, da anni svolgo lavoro di editor con la mia agenzia di servizi editoriali (Andrea Franco – Servizi Editoriali). E ora, dopo aver aperto tre anni fa un ristorante enoteca, inizio una nuova avventura… un progetto ragionato a cui tengo molto.

Tra le tante belle novità che ti riguardano quest’anno, c’è la nascita di una nuova associazione, “Sorriso in viaggio”. Come nasce questo progetto solidale?

L’Associazione “Sorriso in viaggio” e.t.s. (Ente per il terzo settore, sostituisce la vecchia dicitura ONLUS) nasce dalla volontà di dare un aiuto concreto a tante famiglie in difficoltà, quelle famiglie che devono sostenere un figlio gravemente malato. Dietro la grave malattia di un bambino (o ragazzo in genere) si celano tante spese che non tutti sono in grado di sostenere: viaggi, alberghi, pasti, attrezzature specifiche; il tutto condito dalla necessità spesso di prendere ferie, aspettative, rinunciare al lavoro. Ho visto di persona 2-3 situazioni molto tristi e ho deciso che non potevo più osservare tutto questo passivamente, ma dovevo intervenire in qualche modo. “Sorriso in viaggio” nasce dalle ceneri di “Io Scrivo Per Voi”, progetto che ci permise, dopo il terremoto del 2016, di donare ben 3600 euro alla Protezione Civile. E in questo aprile 2021, finalmente siamo partiti. La strada è lunga e dura. Ma non mi sono mai arreso davanti a nulla, in tutta la vita.

Come si può aderire a “Sorriso in viaggio” e contribuire alla causa?

Può essere una risposta banale, ma… con delle donazioni, in primis. Cercheremo anche fondi regionali, comunali ecc., ma il sostegno di tanti piccoli donatori è insostituibile. Lo dico sempre: non serve mettere lì 100, 200 euro (che pesano) e sparire. Se ognuno di noi (e qualcuno lo sta già facendo!) donasse 5 euro al mese, sarebbe un passo enorme. Ci pensate? Noi non ci accorgeremmo di nulla, sono 5 caffè in un mese, un pacchetto di sigarette… “Sorriso in viaggio” volerebbe. Potete farlo con un bonifico regolare (meglio l’opzione trimestrale) o dal nostro sito con PayPal. Oppure potete donare il vostro 5×1000, o comprare i racconti solidali che artisti di fama ci stanno donando. E parlare di noi, mettere mi piace alla pagina. Insomma, i modi sono questi. Donare e/o parlare di noi. Inutile dire che sono vitali entrambi.

Per concludere, una domanda di rito. Vista la tua esperienza nell’editoria come editor, autore seguito e anche organizzatore di eventi culturali, cosa consigli a uno scrittore emergente che ha un manoscritto nel cassetto? E cosa consigli a un autore che ha pubblicato tanto, ma vorrebbe ‘sfondare’ e fare un salto di qualità’?

Un manoscritto nel cassetto? Be’, il primo passo che farei è cercare di capire se ha i requisiti per andare avanti. La mia scrittura è pronta? La mia idea è buona? Il mio stile già maturo? Come capirlo? Consiglio sempre di affidarsi a un professionista per una valutazione professionale. Non costa molto (rispetto ad altri servizi) e ti dice tanto. E poi seguirne i consigli, anche se ci dice cose che non ci piacciono. Per il salto di qualità ho due opzioni: a) capire (come sopra) se il salto è nelle tue corde; b) Se questa sicurezza c’è, cercare un agente o un premio importante e cercare di farsi notare. Ma molti autori cadono prima: hanno fretta, non sanno scrivere una sinossi, una lettera di presentazione, e via dicendo. Senza un buon biglietto da visita, difficile che qualcuno possa notarci o darci l’occasione giusta.

Grazie, Andrea! Vi ricordo il live con Andrea Franco, qui sulla pagina Agente letterario, martedì 10 giugno alle ore 10:00, per parlare di “Sorriso in viaggio” e di altri segreti dell’editoria italiana che conta. Vi aspettiamo numerosi e, nel frattempo, per maggiori informazioni, ecco il sito dell’associazione: www.sorrisoinviaggio.it