Marco Cagnani, autore dell’agenzia, vince il premio “L’Italia che vorrei”. Una bella soddisfazione! Ecco qui il bel post di ringraziamenti dell’autore.
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Sara Benatti, in arte Aislinn, ama scrivere ascoltando rock e metal e ha una passione inesauribile per la lettura. Ha frequentato il Master per redattori in Editoria libraria della Fondazione Mondadori. È traduttrice e consulente per vari studi editoriali e case editrici. Alla Scuola Palomar di Rovigo è la responsabile del servizio di valutazione dattiloscritti e insegna al Master in Tecniche della narrazione.
Firmandosi come Aislinn, nel 2013 ha pubblicato con Fabbri Editori il suo primo romanzo urban fantasy Angelize; nel 2014 e uscita la seconda e ultima parte della storia, Angelize II. Lucifer.
1) Buongiorno Sara, parlaci un po’ di te, cosa fai nella vita. A proposito, perché ti fai chiamare Aislinn?
Buongiorno a tutti. Come Sara, lavoro in editoria: sono traduttrice dallʼinglese, consulente editoriale, editor, insegnante e responsabile del servizio valutazione dattiloscritti presso la Scuola Palomar di Mattia Signorini… insomma, mi occupo di parecchie cose! Ma è anche per questo che amo del mio lavoro, per la possibilità di variare, dedicarmi a progetti e attività differenti, affinare competenze di diverso tipo.
Come Aislinn, scrivo prevalentemente urban fantasy. Questo nome significa «sogno, visione» in gaelico e mi è sempre piaciuto molto, perciò lʼho scelto come pseudonimo; mi sembrava adatto a raccontare storie. Per il resto del tempo… combatto con la sciabola, vado ai concerti (beʼ… prima del lockdown, almeno), faccio da schiava a due gatti, vago per i boschi e colleziono viaggi ed esperienze strane.
2) Puoi raccontarci la tua esperienza come autrice? Quali soddisfazioni ti sta dando e quali lezioni hai imparato.
Scrivo dai tempi delle medie, e dopo essermi dedicata per un poʼ al fantasy classico – la classica gavetta che oggi riscriverei da zero! – sono passata allʼurban, perché lo sentivo più affine: mi permetteva di parlare del mondo intorno a me, della realtà così come la vedo, unendo però gli elementi fantastici e avventurosi che amo. Nel 2013 e 2014 ho pubblicato due romanzi con Fabbri Editori, Angelize e Angelize II. Lucifer, con i quali ho iniziato a esplorare un universo che si è poi ampliato con Né a Dio né al Diavolo e Melusina e con un terzo presto in arrivo, per Gainsworth Publishing. Ho pubblicato poi racconti in varie antologie, raccolti insieme ad altri inediti nellʼantologia scritta a quattro mani con Luca Tarenzi Terra senza cielo.
I libri fanno parte della mia vita da che ho memoria, come lettrice prima di tutto; quello che vorrei con le mie storie è emozionare il lettore come i libri che amo hanno emozionato me, e le soddisfazioni più grandi che ho avuto sono state proprio le parole di lettori che si sono affezionati ai miei romanzi e ai miei personaggi a tal punto da scrivermi, inviarmi disegni, fotografie e così via. Creare i personaggi è la parte che più amo della scrittura, e pensare che siano «vivi» anche per altre persone mi riempie di gioia.
Lezioni? Beʼ, la pazienza di continuare a migliorare un testo finché posso, e la tenacia di non gettare la spugna quando le cose non vanno per il meglio. Sono insegnamenti che porto con me anche nella vita, al di là della scrittura.
3) Sappiamo che ti occupi anche di servizi editoriali. Puoi entrare nel particolare?
Come detto, lavoro in diversi campi, con case editrici, agenzie letterarie e studi editoriali diversi, che sono i miei clienti più frequenti. Mi capita anche di lavorare per privati, però, quando autori più o meno agli inizi mi contattano per una valutazione o un editing. Credo possano essere esperienze formative, perché consentono un confronto proficuo con un occhio esterno allenato a valutare pregi e difetti di unʼopera; un confronto che risulta utile poi anche quando lʼautore inizia progetti nuovi. Non vanno però considerati un biglietto dʼingresso garantito nel mondo dellʼeditoria… una cosa del genere non esiste.
4) Nella tua carriera di autrice, editor e traduttrice hai qualche aneddoto da raccontarci? Divertente, irriverente o anche assurdo?
Il mio preferito riguarda un autore autopubblicato, a cui inviai una valutazione negativa. Quando, tempo dopo, lo invitai a un incontro con altri autori, in una libreria della sua città, rispose che «lʼunico scrittore che aveva bisogno di frequentare era lui stesso». Ecco, un atteggiamento di questo tipo è il peggiore che si possa avere; lʼumiltà, la voglia di guardarsi intorno e leggere bei libri, oltre a scriverli, sono ingredienti fondamentali per la crescita personale, e non solo come scrittori.
5) L’ultima domanda di rito: cosa consigli a chi vuole vivere di scrittura? Sia come autrice, sia come professionista dell’editoria.
Di essere realisti: gli scrittori che vivono solo dei loro libri sono pochissimi, e cercare di pubblicare con quellʼobiettivo in mente non è un buon modo per vivere con serenità la propria scrittura. Scrivere storie che appassionino voi stessi per primi, che dicano ciò che sentite di avere dentro, è ciò che vi permetterà di conservare la passione per quello che fate e la tenacia che serve a non arrendersi di fronte ai rifiuti – che arriveranno, è inevitabile, per mille motivi diversi.
Con la perseveranza continuerete a migliorarvi, con la perseveranza insisterete nel proporvi… finché uno dei vostri testi capiterà nelle mani giuste. Siate umili, educati nel presentarvi e inviare il vostro materiale. E siate precisi e ordinati: niente vi farà scartare più velocemente di un romanzo infarcito di refusi ed errori di grammatica.
Grazie, Sara, e alla prossima intervista!
Caro autore o autrice, finalmente il tuo romanzo ha una scaletta ben definita. Tutto fila, tutto torna. Poi, mentre scrivi, i personaggi iniziano a dialogare. Ebbene sì, parlano! E lo fanno quasi sembrassero autonomi: mentre tu scrivi, questi prendono vita da soli.
Ti e mai capitato? A me sì, centinaia di volte.
Eppure, a ben riflettere, i personaggi non vanno mai per conto loro. Sei tu, autore o autrice, che hai dato loro una fisionomia e un carattere, un vissuto, un contesto in cui operare, un incontro con questo o quel personaggio in una data ambientazione.
E, attenzione, regola fondamentale nella costruzione di buoni dialoghi: bisogna che l’autore si faccia da parte e, dopo aver costruito la scena e i personaggi, DEVE astenersi da usare le sue parole e il suo lessico. Quante volte ho letto dialoghi dove ogni personaggio parlava nello stesso identico modo degli altri? Questo non è possibile, non è naturale, non è realistico. E il lettore lo sente. Il problema è che l’autore o l’autrice è troppo presente in quella scena. Quindi: nel momento in cui ti accingi a scrivere un dialogo, fai un passo indietro, e lascia che i tuoi personaggi (così come li hai costruiti tu) prendano vita.
Diffida poi da quei dialoghi che ti vengono troppo facili, troppo veloci e di getto: 9 volte su 10 sei tu autore o autrice che ti stai parlando addosso, che stai facendo un dialogo infinito con te stesso o te stessa.
Ricorda, allora, come ti accingi a far dialogare i tuoi personaggi, che per rendere il loro parlato realistico e congruente bisogna, PRIMA, che gli stessi personaggi siano definiti molto, ma molto bene: le loro caratteristiche fisiche e psicologiche, il loro vissuto, il mondo in cui vivono, il rapporto con altri personaggi, l’emozione che ognuno di essi dovrebbe provare (e quindi trasmettere al lettore), nel momento stesso in cui aprono bocca e parlano.
Un ultimo consiglio: trova un amico o amica che, una volta finita la stesura del dialogo, ti aiuti ad alta voce a recitarlo. Leggete il dialogo e rispondetevi tra di voi, quindi registrate la vostra recitazione. Riascoltandola dopo, come arriva, com’è? Congruente, realistica, vera e viva, oppure monotona, un continuo sproloquio e noiosa?
Ti invito a provare e riprovare, perché saper scrivere bene è anche continuo esercizio. Buona scrittura e buoni dialoghi!
Ieri ho letto una storia che non conoscevo, e che mi ha commosso. La storia della poetessa bambina, Raffaella La Crociera.
Giranno distratta pe casa,
tra tanta robba sfusa,
ha trovato: ah! come er tempo vola,
er zinale de scola.
Nero, sguarcito,
Un pò vecchio e rattoppato,
è rimasto l’amico der tempo passato.
Lo guarda e come se gnente fusse
a quell’occhioni
spunteno li lucciconi,
e se rivede studente
allegra e sbarazzina
tanto grande, ma bambina.
Lo guarda e come un’eco risente
quelle voci sommesse: Presente!
Li singhiozzi, li pianti,
li mormorii fra li banchi,
e senti…senti…
pure li suggerimenti.
Tutto rivede e fra quer che resta,
c’è la cara sora maestra.
Sospira l’ècchese studente, perché sa
che a scola sua non ce potrà riannà.
Lei cià artri Professori, poverina.
Lei cià li Professori de medicina.
Da qualche anno, noto un proliferare di corsi di scrittura creativa anche qui in Italia. Fenomeno Made in USA, dove la scrittura professionale e creativa è un mestiere che si insegna anche all’università, qui da noi per la maggior parte (fatte le dovute eccezioni con una storia decennale alle spalle) simili scuole sono create per chi ha poco tempo, quindi con corsi sempre più snelli e veloci.
Buongiorno, amici lettori e scrittori! In questa quarantena qualcuno di voi ha letto di più, altri hanno trovato il coraggio di finire il libro nel cassetto. Insomma, per qualcuno è stato un periodo di grande creatività.
Il “buon” vicinato, si sa, è cosa rara. Da che ho memoria, le riunioni di condominio sono delle faide infinite, tra co-residenti di uno stesso edificio. E, nelle città italiane, sono spesso chiassose, dato che i palazzi sono giganteschi formicai. Di rado ho assistito a riunioni pacifiche, di rado ho incontrato vicini piacevoli e, in un solo caso, amici. Ma… c’è un ma.
Il lockdown, la chiusura forzata dovuta al Covid-19, per ridurre il contagio da coronavirus, sta obbligandoci a riscoprire il vicinato. Stavolta, buono per davvero.
Sì, perché se soltanto due mesi fa non sapevo nemmeno come si chiamasse il mio dirimpettaio, lo salutavo per educazione in quelle rare volte in cui ci incrociavamo (dati i ritmi serrati della vita quotidiana), adesso invece mi sono riscoperta una gran chiacchierona.
E, sembra, che le chiacchierate dal balcone stanno diventando sempre più diffuse, in un’Italia ancora persa nell’incertezza del futuro. Si vive nel presente, nelle proprie case, si riscoprono vecchi e nuovi rapporti, ci si parla per davvero, sebbene a uno o due piani di altezza diversa, invece che tramite smartphone.
Il che è arrivato alle orecchie di molti autori ed editori, tanto che si stanno diffondendo moltissimi “racconti dal balcone”, anche di autori affermati. Un modo per fare narrativa che spiega come le storie, forse le più vere, vengono dal proprio vissuto quotidiano: inutile cercare una trama chissà dove, lontano nel mondo, quando basta soltanto aprire una finestra.
I diritti d’autore, in moltissimi casi, sono anche devoluti in beneficienza, il che mostra come la scrittura, oltre a essere terapeutica e un passatempo, può anche essere davvero utile.
Quindi, come sempre, buona lettura e… buone chiacchierate dal balcone, anche nei prossimi mesi perché, certe volte, un vicino può essere anche un “buon” amico.
Buongiorno, amici scrittori, lettori e colleghi editori. Spesso, mi trovo a rispondere allo stesso modo a domande molto simili tra loro, da parte di autori emergenti o anche professionisti, che non hanno ancora mai lavorato insieme a un’agenzia letteraria o ad un agente letterario. Per questo, ecco qui 10 domande FAQ e 10 risposte!
NB: Non potrò essere del tutto esaustiva, in questo sito web avete i miei contatti e potete chiamarmi o scrivermi una mail, per avere ulteriori chiarimenti.
1) Se acquisto una valutazione tecnica, oppure un editing, o qualunque altro servizio di agenzia, la rappresentanza è poi inclusa, certa e automatica?
Purtroppo, no. La rappresentanza scatta quando un manoscritto non solo è di buona oppure ottima qualità tecnica, ma anche quando l’autore ci mette impegno e fa proposte di promozione, o ha un curriculum interessante e, infine, soprattutto se il testo presentato è commerciale, attuale e spendibile sul mercato.
2) Cos’è la rappresentanza?
Un servizio di intermediazione: l’agente letterario fa da tramite tra l’interesse dell’autore (ottenere la miglior pubblicazione possibile, con un buon marchio editoriale e pagata bene) e l’interesse dell’editore (pubblicare testi spendibili sul mercato, con autori che amano collaborare attivamente).
3) Se mi rappresenti tu, poi sarò pubblicato?
Non è detto. O meglio, le possibilità di essere pubblicati (e bene), attraverso un’agenzia letteraria che offre consulenza tecnica, aumentano moltissimo. Migliora anche la consapevolezza dell’autore nei confronti del contratto editoriale che sta per firmare.
I vantaggi sono indubbi, soltanto che la certezza di arrivare alla pubblicazione non si può dare: le spese di pubblicazione sono appannaggio dell’editore, che investe di tasca sua. Nessun agente può mettere le mani in tasca a nessun editore, per costringerlo a pubblicare. Bisogna invece “convincere” l’editore, in un rapporto di fiducia, per “vincere insieme”.
4) Puoi dirmi gli editori ai quali mi presenterai, anche senza aver valutato il mio manoscritto?
Magari, sarebbe bello saperlo a scatola chiusa! La scelta degli editori è uno studio tecnico e commerciale notevole.
Dapprima bisogna conoscere bene ciò che si rappresenta, il manoscritto, quindi conoscere anche il catalogo di quell’editore, avere modo di parlarci per capirne le tendenze, studiare l’attuale mercato. È un’analisi commerciale e di prodotto molto complessa, che va ponderata per bene.
5) Cos’è una valutazione tecnica?
La valutazione tecnica è un’analisi di stile e intreccio, contenuti e personaggi, ritmo e congruenza, dialoghi e lessico. La valutazione è anche commerciale: che vendite nell’attuale mercato potrebbe avere il romanzo? Si può posizionare su quale scaffale e perché?
Il tutto viene scritto su una scheda molto analitica, con consigli e suggerimenti pratici. Sta poi all’autore sistemare il romanzo, così che eventuali difetti riscontrati siano tolti.
6) Come funziona la rappresentanza a percentuale?
Se il romanzo è buono e commerciale, l’agente letterario può offrire la rappresentanza.
Di solito, questa è a percentuale sulle vendite del libro pubblicato, in pratica l’agente prende una percentuale sui diritti d’autore/royalties (che vengono dati dall’editore sia come anticipi – non sempre -, sia come pagamento sul venduto).
7) E non si può andare subito in rappresentanza, senza per forza dover passare per la valutazione tecnica?
I casi in cui decido di andare subito in rappresentanza a percentuale sono pochissimi, forse uno o due all’anno. Perché l’autore ha già lavorato con me e c’è un rapporto professionale di fiducia; perché il curriculum è davvero ottimo; perché l’idea è richiestissima, attuale e vincente.
Il motivo per cui faccio PRIMA una valutazione tecnica è presto detto: soltanto 1 manoscritto su 100 che leggo (anzi, forse anche meno) può davvero andare in rappresentanza e sperare di vendere qualcosa, in questo mercato saturo!
8) Io non posso e non voglio spendere nulla. C’è comunque modo di collaborare? Sento che il mio romanzo può davvero funzionare!
Certo, c’è il servizio di valutazione gratuita: presentami un progetto, l’idea dietro al tuo manoscritto; la sinossi, la struttura e quello che vuoi comunicare. Mandami la tua biografia, fammi davvero capire chi sei e quanto vali, quali sono le tue passioni e di cosa ti occupi. Mandami UN SOLO capitolo in valutazione, quello che secondo te è il più rappresentativo del tuo manoscritto.
E poi sentiamoci, parliamoci, se possibile incontriamoci anche. Un caffè e una chiacchierata non si negano a nessuno. Se mi convinci, io senz’altro leggerò gratis questo materiale fornito (progetto, sinossi, biografia e un solo capitolo a scelta) e potrò già farmi un’idea.
9) Io non ho bisogno di un agente letterario, io posso cercare l’editore da solo.
Certo che puoi. Molti autori emergenti hanno trovato da soli l’editore giusto per loro, qualcuno ha anche pubblicato con marchi noti e commerciali. È possibile!
Non tutti hanno però tempo o modo o voglia di farlo, oppure dopo mesi e mesi di ricerche, non ricevono risposta, le mail tornano indietro, le redazioni non rispondono, o rispondono solo quelle a pagamento… l’agente letterario o l’agenzia letteraria possono bypassare questa lentezza burocratica e far leggere in meno tempo il manoscritto, alla persona giusta, sapendo che presentano solo testi già puliti e corretti, di buona o anche ottima qualità. E sanno riconoscere un contratto editoriale ben fatto da uno di “dubbia” qualità.
10) Ti occupi anche di promozione? Io ho già pubblicato il libro, ma non so come muovermi…
Certo! Per gli autori di agenzia lo facciamo di default, compreso nella rappresentanza; offriamo servizi anche per autori che non hanno mai lavorato prima con noi.
L’agenzia letteraria organizza eventi, firmacopie, presentazioni presso grandi fiere dell’editoria, in tutta Italia, festival di letteratura. Collabora anche con associazioni culturali e luoghi di cultura, dove è possibile vendere direttamente i libri. Abbiamo una risorsa che collabora con scuole e università, oltre che con blog, uffici stampa e testate giornalistiche radio, tv, online, carta stampata. Insomma, la promozione è a tutto tondo.
Se cerchi ulteriori informazioni, buona navigazione sul mio sito web e sul mio blog!
Quanti autori ho conosciuto, in quasi 15 anni di onorato servizio in Editoria, che si perdevano nei meandri delle belle parole, nelle proprie incertezze. Quanti innamorati dei dettagli, che però perdevano di vista l’obiettivo di chiudere il manoscritto per tempo, così da consentire all’editore di farlo uscire per questa o quell’altra fiera di settore.
Tanti, troppi, oserei dire.
Questo succede persino quando il manoscritto è finito, l’editore ha eseguito l’editing (a fatica, con dure lotte tra editor e autore), e quando il file è impaginato dai grafici. Tantissime volte, infatti, ho visto impaginati consegnati all’autore per la consueta verifica delle bozze tornare indietro alla redazione con interi brani stravolti, riscritti, rielaborati. Dicendo peraltro la stessa cosa, ma in modo diverso, “più bello”.
Il che, al di là degli anatemi lanciati dagli editor e dai grafici all’autore, crea non pochi problemi. Di tempo e di denaro, di lungaggini infinite e discussioni malsane. Finché, l’editore si impunta e decide di rimandare l’uscita del romanzo “a data da destinarsi”, oppure rescinde il contratto.
Chi di voi, autori che mi segue, ha mai fatto l’errore di innamorarsi delle proprie parole, così tanto, da cambiarle di continuo? Ebbene, sappiate che non è per nulla proficuo.
Cosa fare, dunque? È bene avere una scaletta in testa o scritta, darsi dei tempi di scrittura, sia giornalieri, sia generali (es. quanto voglio impiegarci per scrivere questo libro?), quindi scrivere TUTTO, dalla prima all’ultima parola, e rileggere soltanto quando si è davvero finito di scrivere. E poi, affidarsi a tecnici, editor o agenti letterari, beta reader amici e professionali, lasciarsi guidare. Così, il romanzo sarà davvero pubblicato e sarà pronto a “lasciare il nido”, la mente e il cuore dello scrittore, per affrontare il mercato. Proprio come ogni bimbo, alla fine, fa: anche l’autore deve prima o poi tagliare il cordone ombelicale col suo manoscritto e lasciare che diventi libro e si confronti col pubblico, per tornare indietro sotto forma di acquisti e recensioni, come esperienza acquisita. Fino alla prossima idea da mettere su carta.
Buona scrittura!
Leggere non è essenziale alla salute. Alla salute mentale e psichica senz’altro, ma non a quella corporea, così sotto pressione.Quindi, chiuse le librerie, fiere editoriali internazionali rinviate a data da destinarsi, Amazon che spedisce beni di prima necessità e lascia i libri in magazzino.
Francesca Costantino
Agente letterario ed editore, aiuto gli scrittori emergenti a realizzare il loro sogno di vedere pubblicato il proprio manoscritto.