Vi siete mai chiesti perché, a fronte di una domanda così esigua di pubblico lettore (circa 4milioni di lettori forti, ovvero persone che leggono un libro al mese!), escano ormai oltre 60mila novità all’anno?
Il meccanismo che c’è dietro è piuttosto perverso, e rischia di mandare sul lastrico la maggior parte degli editori. Tanto più se pensiamo al monopolio distributivo che vige in Italia, dove la concorrenza è pressoché assente.
Il problema sta infatti nella distribuzione, non tanto di piccoli editori che riescono a stampare poche copie e distribuirne pochissime, con resi di poche unità o quasi nulli, ma di quegli editori che distribuiscono con i giganti Messaggerie/PDE.
Ecco come funziona. Si mandano al distributore le schede dei libri in uscita, quindi l’editore produce il libro con delle spese X che riguardano editing, impaginazione, grafica, iva al 4%, stampa e spedizione. Il distributore manda le richieste dei librai (talvolta bassissime, altre più alte in base alla promozione sul territorio del distributore – che l’editore paga) es. per 500 copie da mandare in distribuzione.
A quel punto, il distributore fattura (e paga) all’editore il quantitativo ordinato e l’editore con quei soldi stampa 500 copie + altre 300/500 per risparmiare sui costi di stampa e per la giacenza in magazzino, paga gli editor, i grafici e qualcosina incassa, sebbene sia tutto tassato. In genere, di quel che arriva dal distributore quasi tutto è già stato speso.
Dopo 3/6 mesi, se il titolo vende e la prima tiratura di 500 copie si esaurisce, il distributore ordina e paga l’editore per altre copie. Se – come accade nel 98% dei casi – il titolo non vende nemmeno le prime 500 copie, il distributore rimanda indietro il reso, es. circa 300 copie. E che fa, allora? Chiede all’editore di restituirgli i soldi che ha anticipato per l’ordine delle 500 copie. Sì, il reso deve essere ripagato dall’editore al distributore, che ha solo ANTICIPATO i soldi!
Ma quell’anticipo è già stato speso dall’editore! E allora come si fa? O l’editore chiede un prestito in banca (con relativi interessi e quindi altri debiti), oppure… Magia! Stampa un altro titolo, aspetta la fattura pagata dal distributore e copre i costi di lavorazione del secondo libro e i resi del primo.
Capito? Cioè, si stampa sempre di più per pagare i resi e l’invenduto e, invece di pensare a far vendere un titolo di 6 mesi fa ormai ritenuto vecchio, si producono altre novità.
Qualche mio collega editore mi ha detto spesso questa frase: “Io continuo a produrre. Prima o poi qualche titolo davvero buono uscirà fuori”, ma dopo anni, ancora questi editori si trovano schiacciati da un simile meccanismo.
Per di più, le selezioni di qualità diventano così molto meno importanti della quantità (ed ecco spiegato perché gli editori medi o medio-grandi preferiscono buttare sul mercato 10 titoli mediocri che uno solo di qualità).
Ah, ultima cosa. Che ci fa l’editore delle 300/500 copie del magazzino del libro 1 + le 300 copie del reso? Per evitare di pagare le tasse di magazzino a fine anno, entro il 31 dicembre abbassa il prezzo e prova a mandarle in edicola con ulteriori spese, oppure prova a farle fuori in eventi e fiere, oppure ancora se il titolo non si riesce proprio a vendere, le manda al macero e tanti saluti al titolo e all’autore!
Ci sarebbe ancora molto altro da dire, sulla questione filiera distributiva. Quindi, vi aspetto alla prossima puntata!