Sputo fatti sull’editing
Buongiorno, amici autori e colleghi editori!
Oggi, parliamo di “editing”, una parola che fa ‘orrore’ a molti autori emergenti, perché ‘non sia mai che qualcuno tocchi il mio romanzo!’, dicono. In realtà, un editing ben fatto consente di innalzare la tecnica, di affinare le pennellate e la bellezza di un testo che, diciamolo, deve comunque avere della qualità di base, altrimenti nessun editor potrà salvarlo.
La differenza tra ‘content editing’ e ‘line editing’
L’editing sui contenuti (content) è di fatto la valutazione tecnica, quindi un’analisi solo sui contenuti del manoscritto, sulla congruenza, sullo stile, sui dialoghi e personaggli; la valutazione è anche commerciale, quindi di posizionamento sul mercato. Tuttavia, è un servizio parziale, in quanto l’editor non correggerà nessun errore tecnico, grammaticale o stilistico: ogni singolo errore, dunque, resterà immancabilmente lì dov’è. Certo, un autore “scafato”, grazie alla valutazione tecnica riconoscerà i suoi errori e saprà correggerli, tuttavia farlo da soli, per uno scrittore alle prime armi, può essere molto difficile.
L’editing rigo per rigo (line) è invece la correzione vera e propria, con commenti, testo evidenziato in giallo, sottolineature in rosso, come facevano le maestre a scuola. In questo caso, ogni errore viene sottolineato, spiegato nei commenti e corretto dall’editor, che spesso dà anche dei suggerimenti pratici, parola per parola. Questo lavoro è anche sullo stile, sui personaggi e dialoghi, sulla congruenza: se c’è da “uccidere” un personaggio, l’editor lo fa e lo spiega; se c’è da spostare o tagliare un capitolo, l’editor lo fa e motiva questa scelta.
Ma, torniamo a noi… in questo articolo, dirò la mia sia nei confronti degli editori sia nei confronti degli autori. Ecco, dunque, a voi: “Sputo fatti sull’editing!”.
1. Nessun editor ha sempre ragione
‘Editare è divino’, diceva Stephen King, perché è un lavoro complesso, ma è anche soggettivo e prevede una sorta di sensibilità o ‘fiuto’ che, per forza di cose, è umano. Quindi, se avete dei dubbi su una correzione che vi ha fatto l’editor, confrontatevi e capite insieme se si può fare ancora meglio: talvolta, due teste sono meglio di una!
2. Spesso, quello che l’autore vuole comunicare è diverso da quello che viene percepito
Se l’editor o il lettore non capiscono le tue intenzioni, non è perché sono ‘brutti e cattivi’ o ‘non capiscono niente’; ci sono mille modi per scrivere lo stesso concetto, esercitati a riscrivere, affinché quello che pensi sia effettivamente capito da più lettori possibile. Per questo, consiglio di far leggere il proprio manoscritto anche ad amici e parenti, i cosiddetti “beta reader”, prima di proporlo a editor, agenti, editori.
3. Solo l’autore può sapere dove sta andando la sua storia, ed è bene lasciarglielo fare
Se lo stile di un autore è buono, talvolta anche unico, è inutile ‘omologarlo’ in un genere letterario specifico, in uno stile che va di moda; uno perché risulterebbe forzato, due perché è bene lasciare spazio alla personalità, quando questa è forte.
4. Avere una bella storia in testa, o una storia vera degna di essere raccontata non fa di nessuno uno scrittore professionista
L’idea e la storia sono il fulcro di qualunque bel libro, tuttavia saperlo scrivere bene, nei fatti, può essere molto complicato, soprattutto se si è alle prime armi; o ci si rivolge ad autori già abili, oppure ci si impegna a studiare scrittura creativa, per scrivere al meglio delle proprie possibilità.
5. Fare paragoni continui, talvolta esagerati, o abusare di avverbi e parole ampollose non vuol dire saper scrivere bene
Anzi, molto spesso è proprio il contrario! Lessico e stile sono da usare in base al target di pubblico e al genere scelto: abusarne vuol dire non saper scrivere per quel target e nell’ambito di quel genere letterario.
6. Voler ‘vendere’ il proprio libro a tutti i costi o scrivere solo generi ‘commerciali’ non paga
È più fruttuoso scrivere con passione qualcosa che ci piace, perché dona un piacere più profondo in fase di scrittura e, durante eventi da vivo a contatto con il pubblico, è più facile appassionare i lettori.
7. La passione, quella vera e di pancia, si trasferisce
E questo vale sia per gli autori, sia per gli editor.
Avete altri fatti da ‘sputare’ sull’editing? Raccontatemi la vostra esperienza!