Chiudono librerie, ma…una speranza c’è.
Confcommercio parla chiaro: dal 2007 al 2017 hanno chiuso 223 librerie in tutta Italia, indipendenti e di catena. Le ultime due librerie Feltrinelli a Roma (tra cui l’importante Feltrinelli International, punto di ritrovo anche per stranieri), oppure La Pecora elettrica, vittima di leggi che con la giustizia poco hanno a che vedere, e la storica Libreria del viaggiatore.
I costi di gestione e del personale sono eccessivi, a fronte di un calo di acquisto dei libri, dato che i lettori prediligono, nell’editoria così come in altri settori, l’acquisto veloce e la spedizione a casa che fornisce Amazon.
Ma sono davvero solo questi i motivi della chiusura di librerie anche storiche?
Consigliare il lettore, creare empatia, fare rete, saper indirizzare e consigliare. Fare il libraio non è più eseguire mansioni da semplice commesso, ma si tratta di essere un venditore che sa fare leva sull’emozione, che racconti il libro, ciò che esso trasmette, ricordare il piacere della lettura. È bene che le librerie tornino a essere spazio di aggregazione, anche conviviale. Che bello il caffè letterario, incontrarsi per leggere un libro e scambiarsi opinioni, di fronte a un bel tè o caffè con dolci e pasticcini. Addirittura, in qualche libreria è anche possibile pranzare!
E poi è fondamentale organizzare eventi, tanti eventi, che presentino autori noti, ma anche meno noti, secondo un calendario a tema culturale.
Le librerie di prossimità questo lo stanno capendo: sono community di lettori, forniscono stimoli nei quartieri popolosi. E stanno diventando punti di riferimento locali, dove ormai fanno capolino anche scrittori più noti. La differenza, in un settore che vende merce non “necessaria” (come può essere quella alimentare) la fa chi sa donare emozioni, creare empatia e arricchire della propria passione il contenuto di un libro. Non mi stupisco, quindi, se a chiudere sono soprattutto librerie di catena, dove il personale si è ridotto soltanto a “porgere” o scontrinare in cassa il libro che viene preso a scaffale da un lettore, magari perché il libro è già noto. Tornare a fare il libraio, come una volta, che consiglia e indirizza, e fa conoscere tante perle editoriali meno chiacchierate, ma magari più vere. Auspico questo, nei prossimi anni, per le librerie italiane.