Italia: santi, viaggiatori, eroi…non più!
Eh, lo sappiamo tutti, l’Italia non si è qualificata agli ultimi mondiali. In attesa di poter di nuovo dire la nostra sul campo da calcio, penso che sia un grosso vizio del nostro Paese (da decenni) quello di valorizzare e dare spazio a talenti stranieri, in ogni campo, anche nella scrittura.
Le nostre librerie sono piene di autori stranieri, e non sempre famosi, che nel loro Paese avranno pure venduto, ma non certo tanto da diventare star e nemmeno Hollywood li prende in considerazione.
Eppure qui da noi spopolano. Uno su tutti Glenn Cooper, qui osannato come uno dei maggiori autori internazionali, quando negli USA da dove proviene non lo considera nessuno e vende ‘solo’ qualche decina di migliaia di copie in self.
(Nota bene: Il mercato USA del self è immenso, vendere li’ è più facile che da noi, pure per la lingua internazionale).
Glenn Cooper (che piaccia o meno) è un fenomeno costruito a tavolino qui da noi, dalla casa editrice Nord: l’editore ha scommesso tutto e qui ha funzionato. Poteva pure fare flop, ma il paragone con quanto accade fuori dai nostri confini è forte.
Insomma, il mio discorso è questo: se invece di puntare 80/20% su stranieri contro italiani guardassimo alle cose belle dentro casa nostra, sia nel calcio sia nella scrittura, facessimo invece almeno un 50/50%, avremmo una squadra di calcio azzurra più competitiva e una letteratura nostrana da scoprire, che potremmo anche fa sbarcare all’estero. Basta importare sempre e solo da fuori, come se noi non valessimo nulla!
Parlando (e scherzando) al riguardo con una collega e amica (Noemi Lombardo di Brigantia Editrice), abbiamo deciso che questo è il nuovo motto del nostro modo di fare editoria: “Meglio un autore morto e sepolto oggi che un autore vivo e che non fa un tubo per promuoversi domani!”.
La diatriba tra autori italiani e stranieri ha un po’ deviato il suo corso, per me e Noemi, arrivando a parlare di autori “vivi”, quindi emergenti o anche affermati, e autori ormai divenuti dei classici.
Entrambe abbiamo infatti pubblicato (tra gli altri) dei testi in cui credevamo, senza chiedere un soldo agli autori, fiduciose di muoverci pro cultura e pro autori bravi e validi.
Eppure, dopo qualche anno, pochissimi di questi autori ci ha aiutato a promuovere i loro libri: nessuna fiera, nessun evento in libreria, nessuna idea, nemmeno qualche post su uno straccio di pagina Facebook! Risultato? Libri fermi, invenduti e invendibili, che alla fine quest’anno io ho deciso di svendere per evitare le tasse di magazzino a dicembre!
Post scriptum. Scherzi a parte, continuo a credere fermamente che anche autori italiani ed emergenti abbiano molto da dire e da dare.
A presto.